sabato 21 novembre 2015

Il mostro pakistano

Nato nel 1956 in Pakistan, Javed Iqbal è stato uno dei peggiori serial killers della storia.
Tra il 1995 e il 1998 venne accusato di sodomia e arrestato e picchiato in prigione, cosa che gli provocò una paralisi per diverso tempo e la cosa gli fece covare un odio smisurato.
Cominciò nel 1999 ad avvicinare bambini orfani tra i 6 e i 16 anni, promettendogli lavoro o soldi, quindi li portava a casa, li drogava, li violentava, quindi li strangolava, li faceva a pezzi e li scioglieva nell'acido, aiutato da 3 complici minorenni.
I resti finivano dapprima in una fogna, ma quando i vicini si lamentarono della puzza che fuoriusciva, cominciò a gettare i resti delle vittime in un fiume.
Catalogava in un diario tutte le uccisioni meticolosamente: nomi delle vittime, date di uccisone, ecc., allegando le foto scattate dai complici.
Ci fu una caccia all'uomo che non diede risultato finchè il soggetto si autodenunciò con una lettera alla polizia e ad un giornale, confessando 100 uccisioni.
Leggiamo da Wikipedia: Il killer provò a ritrattare la sua confessione, ma era troppo tardi; arrivò ad accusare la polizia di averlo fatto confessare sotto minacce. Inoltre, durante la sua permanenza nella sede del giornale, tentò di convincere i giornalisti che era un semplice testimone oculare dei delitti.



Rilasciò poi alcune dichiarazioni sul movente: in primo luogo, avrebbe ucciso per “vendicarsi della polizia che, quando lo arrestò, gli fece del male”. Poi disse che “voleva evidenziare la condizione disagiata dei ragazzi” e che “voleva mandare un messaggio ai genitori dei ragazzi, che pensava fossero responsabili di negligenza”. Infine dichiarò che, con l’atto dell’omicidio, “voleva dare della speranza a dei bambini rassegnati al loro triste destino di mendicante; poteva andare oltre le cento uccisioni e arrivare a cinquecento, ma si rifiutava”.La persona che gli vendeva l'acido ufficialmente si suicidò, ma pre che la polizia usò con lui le maniere forti uccidendolo.Ancora da Wikipedia: 105 persone (tra cui 73 parenti delle vittime) testimoniarono contro di lui; la difesa non presentò testimoni. Durante il processo, che durò due mesi, i parenti delle vittime chiesero la pena di morte e protestarono più volte.
Dopo avere ascoltato la condanna in aula, il killer giurò sul suo onore di essere innocente; successivamente firmò il verdetto. L’avvocato non escluse la possibilità di chiedere un appello; puntualmente qualche tempo dopo arrivò.

Il 16 marzo 2000 il giudice Allah Bukhsh Ranjha lo trovò colpevole di 100 omicidi, di alcuni abusi su minorenni e lo condannò a morte: sarebbe dovuto essere portato in un famoso parco, strangolato con una catena di ferro davanti ai parenti delle vittime, tagliato in cento pezzi e sciolto nell’acido, esattamente come fece con i bambini; la sentenza, che creò scalpore e venne contestata dalle massime autorità religiose islamiche, fu presto commutata in una semplice impiccagione; anche il complice Sajid Ahmad venne condannato alla pena capitale; l’altro complice, un ragazzo di nome Muhammad Sabir, è stato condannato a 42 anni di carcere; aveva 13 anni. A Nadeem Mohammad, l’ultimo complice, gli vennero dati 182 anni di carcere; aveva 15 anni ed era accusato di tredici omicidi.
Intanto Iqbal provò a suicidarsi in cella due volte, ma senza successo. Si era fatto l’idea che i poliziotti cospirassero contro di lui. L’avvocato della difesa Faisal Najib Chaundhry espresse più volte alla giuria i timori dell’imputato, ma non ottenne nulla.
Morì in carcere all'età di 45 anni probabilmente ucciso e alla fine alcuni bambini che si credeva avesse ucciso vennero ritrovati vivi, 26. Quindi non 100 ma probabilmente 74 furono i bambini uccisi.